Repubblica del Togo
Capo di Stato: Gnassingbé Eyadéma Capo del governo: Koffi Sama
Pena di morte: abolizionista de facto
Il presidente Eyadéma, capo di Stato sin dal 1967, ha vinto nuovamente le elezioni presidenziali caratterizzate da violenze e repressione. Non sono state avviate inchieste riguardo all’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza nel disperdere i manifestanti, o riguardo all’esecuzione extragiudiziale di un attivista dell’opposizione. Sono continuate, prima e dopo le elezioni, le detenzioni arbitrarie e la tortura dei critici del governo e degli oppositori politici, tra cui sostenitori dei candidati dell’opposizione. Alcuni prigionieri di coscienza sono stati rilasciati dopo aver scontato una condanna per aver criticato il capo dello Stato. Altri prigionieri politici sospettati di svolgere attività di opposizione sono stati detenuti senza accuse né processo per lunghi periodi, talvolta anche per anni.
Contesto
I candidati dell’opposizione hanno chiesto che i risultati delle elezioni presidenziali di giugno fossero annullati per il fatto che le consultazioni erano state gravemente inficiate da brogli e intimidazioni. A Gilchrist Olympio, presidente dell’Union des forces du changement (UFC – Unione delle forze per il cambiamento), è stato impedito di contestare le elezioni. I risultati sono stati confermati dalla Corte Costituzionale a giugno.
A luglio l’Unione Europea (UE) ha espresso preoccupazione riguardo "alle restrizioni imposte all’opposizione sotto forma di ricusazioni, vessazioni e detenzioni, ostacoli alla libertà di espressione, accesso negato per determinate persone alle liste elettorali e difficoltà per le commissioni elettorali locali nella raccolta e trasmissione dei dati".
Uccisioni
Non si sono avute inchieste indipendenti relativamente all’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza nel reprimere le proteste popolari. Negli episodi verificatisi nel corso delle agitazioni avvenute nel paese a seguito delle irregolarità elettorali, alcune persone sono rimaste ferite o uccise nel corso degli scontri tra sostenitori dell’opposizione e forze di sicurezza.
*Il 1° giugno, giorno delle elezioni, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui dimostranti durante l’inserimento di schede fasulle a Tsiévié, 30 km a nord della capitale Lomé. Un alunno della scuola elementare, Akama Kokou, è rimasto ucciso durante uno scontro a fuoco, e un altro, Mawuki Adonyo, è rimasto ferito.
*Almeno due persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite dopo che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco per disperdere i dimostranti a Mango, nel Togo settentrionale, a settembre. I manifestanti si opponevano alla visita di funzionari governativi e di rappresentanti dell’UE per lanciare una campagna a favore dell’ambiente mentre il governo non si cura di proteggere il benessere e i diritti fondamentali delle persone.
Almeno un sostenitore dell’opposizione è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco in quella che è apparsa essere un’esecuzione extragiudiziale.
*Il 1°giugno, Egbla Kossi Messan e un altro attivista dell’UFC avrebbero sorpreso il funzionario del distretto di Djagblé, una zona di Lomé, mentre riempiva urne elettorali nella sua abitazione. Quando hanno protestato, il funzionario ha chiamato le forze di sicurezza, che sono giunte sul posto mentre i due uomini se ne stavano andando a bordo di una moto. Le forze di sicurezza avrebbero aperto il fuoco, uccidendo Egbla Kossi Messan e ferendo gravemente l’altro uomo.
Detenzioni arbitrarie e tortura
Sono continuate le detenzioni arbitrarie e i maltrattamenti di persone ritenute critiche del governo o di oppositori politici, anche in prossimità delle elezioni.
*Marc Palanga, un leader dell’UFC di Kara, nel Togo settentrionale, è stato arrestato due volte a febbraio. La prima volta è stato trattenuto per due settimane assieme ad altri cinque membri dell’UFC. La seconda volta, è stato arrestato in quanto sospettato di aver organizzato un incontro a Sokodé, nel Togo centrale e, a fine dell’anno si trovava ancora detenuto, senza accuse né processo. Fonti riferiscono che Marc Palanga e altri detenuti presso la gendarmeria di Kara sono stati picchiati e tenuti in condizioni durissime.
Attivisti dell’opposizione ed altri sono stati arrestati nei giorni e nelle settimane successivi alle elezioni in quanto sospettati di aver votato per i candidati dell’opposizione ed aver incoraggiato altri a fare lo stesso. Alcuni sono stati trattenuti illegalmente per diverse settimane senza accuse. A fine anno la maggior parte di loro erano ancora in carcere, per accuse rimaste ignote. Tra questi, membri delle forze di sicurezza arrestati a causa di presunti legami con il precedente capo di Stato maggiore dell’esercito, colonnello Kouma Biteniwé, il quale avrebbe appoggiato un candidato dell’opposizione ed è stato costretto a lasciare il paese a maggio. Gran parte degli ufficiali sono stati trattenuti in stato di detenzione senza accuse né processo.
Sette persone facenti parte di un gruppo di nove rifugiati arrestati in Ghana nel dicembre 1997 e consegnati alle autorità togolesi sono ancora trattenute in detenzione. Non sono stati né incriminati né processati e non risulta che nessun magistrato li abbia mai interrogati.
Le autorità non hanno saputo migliorare le condizioni di detenzione. Prigionieri in attesa di processo e del verdetto sono stati trattenuti in condizioni di sovraffollamento
e malsane, spesso per lunghi periodi. In particolare, le condizioni del carcere di Lomé sono state così dure da costituire trattamento crudele, inumano e degradante.
Rilascio di prigionieri di coscienza
A febbraio, Claude Ameganvi, presidente del Parti des travailleurs (PT – Partito dei lavoratori), e Julien Ayi, editore del settimanale "Nouvel Echo" sono stati rilasciati dopo aver scontato interamente la loro condanna. Erano stati processati nel settembre 2002 per "attentato all’onore" del capo dello Stato e condannati a quattro mesi di reclusione, aumentati in appello a sei mesi nel dicembre 2002.
Attacchi alla libertà di espressione
Difensori dei diritti umani, compresi giornalisti, hanno continuato ad essere a rischio di arresto, a subire intimidazioni e a ricevere minacce anonime.
*A febbraio l’associazione Action des chrétiens pour l’abolition de la torture au Togo (ACAT-Togo-Azione cristiana per l’abolizione della tortura in Togo) è stata presa di mira dopo che il suo rapporto sulla situazione dei diritti umani in Togo era stato diffuso tra i membri del parlamento europeo. Secondo il rapporto, la popolazione del Togo non oserebbe parlare di questioni politiche in pubblico per paura di subire intimidazioni, vessazioni e arresti da parte delle autorità. Yannick Bigah, presidente di ACAT-Togo, è stato convocato prima dai ministri della Giustizia e degli Interni e poi dal presidente Eyadéma. È stato accusato di aver scritto un documento politico diffamatorio e minacciato di procedimenti legali a suo carico.
La libertà di stampa è stata spesso nel mirino di attacchi ufficiali. In alcuni casi, quando il governo è stato oggetto di critiche, i giornalisti sono stati convocati dal ministro delle Comunicazioni. In altri casi, a una stazione radiofonica è stato impedito di continuare le trasmissioni e a un’altra è stato confiscato il trasmettitore.
*Il 14 e 15 giugno, tre giornalisti sono stati arrestati per aver "diffuso false informazioni e provocato disordine pubblico". Dimas Dzikodo, caporedattore del quotidiano "l’Evènement", è stato arrestato in un cybercafé di Lomé mentre eseguiva la scansione di foto di persone che sarebbero state ferite dalle forze di sicurezza durante le elezioni. Philipe Evegno, direttore editoriale de "l’Evènement", e Colombo Kpakpabia, un giornalista del quotidiano "Nouvel Echo", sono stati assolti e rilasciati il 23 luglio. Dimas Dzikodo è stato dichiarato colpevole, condannato a un’ammenda e rilasciato il 24 luglio. Dimas Dzikodo e Colombo Kpakpabia, il quale sarebbe stato picchiato sulla schiena e sui piedi, hanno dichiarato alla corte di aver subito maltrattamenti durante la custodia.